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Capitolo 1158

Piano Fugace

Il cielo del Piano Fugace era grigio e nebbioso. Lo Stige scorreva lento, pulendo nella sua via i ricordi delle anime indolenti in modo da donare loro una morte serena.

In mezzo alle sterpaglie era stata eretta una città di granito nero e melma, la Città del Giudizio, sotto la giurisdizione del Dio della Morte Kelemvor.

Le Mura dei Senzafede erano costellate dei corpi di molti infedeli, le cui membra erano parzialmente inglobate nelle pareti. I loro lamenti facevano pensare che fossero destinati ad essere lentamente risucchiati nelle mura. Nel Mondo degli Dei, chi non aveva fede era considerato peggiore di chi venerava un dio rivale, un demone o un diavolo. Dopo la morte, venivano ostracizzati da ogni regno divino ed erano destinati a soffrire in eterno in quelle mura.

Per loro era ormai troppo tardi, anche se avessero deciso all’ultimo momento di giurare fedeltà ad un qualche dio. Una volta giunte da lui, Kelemvor metteva loro davanti tre scelte, una di queste era il muro, le altre due erano ancora più strazianti. Gli infedeli sarebbero stati accettati solamente nell’Abisso oppure a Baator, ma anche lì li aspettava un crudele destino: essere tramutati in insetti di cui le anime si potevano nutrire.

Nonostante pullulasse di anime gementi, nella Città della Morte regnava un lugubre silenzio. Persino i non-morti avrebbero preferito trovarsi da tutt’altra parte in quel momento.

Boom!

Un grande portone dorato si aprì improvvisamente, inondando tutto quanto di luce divina. La luce portava con sé il potere della salvezza e i suoi raggi di speranza quasi stonavano in quella terra di morte.

Ma le apparenze ingannano. A quella vista le anime erranti si contorsero per la paura e il terrore, cercando di evitare come possibile quei raggi luminosi. In essi era contenuto il potere di un grandissimo dio, un potere a cui loro, esseri insignificanti, non potevano rivolgersi direttamente. Se quella luce li avesse anche solo sfiorato, sarebbero stati spazzati via dal mondo senza lasciare nessuna traccia.

«Maledizione, un dio sta discendendo. È la Dea dell’Intreccio…»

La Città del Giudizio all’improvviso si fece movimentata, mentre tutte le anime cercavano di nascondersi sottoterra e nelle torri. I non-morti, i diavoli e i demoni imprecarono di rabbia e fuggirono lontano, aprendo portali in ogni angolo della città.

Mystra emerse lentamente dal luminoso portale. Sorrise, vedendo il trambusto intorno a lei.

«Mystra!» Una voce potente risuonò per tutta la città e un uomo di mezz’età avvolto in drappi azzurri si materializzò di fronte a lei. All’apparenza sembrava una persona comune, some tante altre, magari un nobile, ma i suoi occhi erano neri come il petrolio. Il suo corpo emanava il dominio della morte, come se fosse lui il suo unico padrone. Quell’essere era il re delle anime, il Grande Dio della Morte, Kelemvor!

«Insieme a te mi arrivano sempre dei guai!» disse guardando la città in subbuglio. Il suo dominio riversò sulle anime agitate un potere tranquillizzante, che le calmò una volta per tutte.

Si trattava di una mutazione dell’abilità standard del dominio della morte, la Tranquillità Eterna. Serviva a proteggere e consolare i morti, recandogli rispetto.

Kelemvor era un dio neutrale e aveva sempre cercato di dare pace alle anime decedute. Si opponeva a chi cercava di sfruttarle per allungare la propria vita e disprezzava l’ignobile arte della necromanzia. Il suo stemma era un braccio scheletrico che reggeva una bilancia.

Si diceva che un tempo, quando erano ancora mortali, Kelemvor e Mystra fossero stati amanti. Il loro amore si era spento una volta raggiunta la divinità. I due non lo avevano mai ammesso pubblicamente ma, guardandoli, sembrava che le voci fossero vere.

«Perché sei venuta a disturbare la pace del mio regno?» le chiese Kelemvor.

La loro relazione era cambiata, in parte perché Kelemvor odiava la magia. Pensava che esistesse solamente per disturbare la pace dei morti. Ma c’erano anche altre ragioni: molti non-morti e molti diavoli avevano capito che Alustriel era la figlia di Mystra e di un mortale di nome Elminster.

«Sai bene qual è il motivo della mia visita, naturalmente sono qui per via di quel Dio del Massacro… Kelemvor, non sei arrabbiato? Dopotutto vuole usurpare il tuo trono e rubare i tuoi poteri…» rise freddamente.

«È solo un nuovo dio, i suoi poteri non sono nemmeno paragonabili a quelli di Nephthys e Segojan…» rispose lui dopo una breve pausa. Anche loro erano dei della morte, ma erano dei intermedi ed erano comunque più potenti di Leylin! Lui non era altro che una divinità minore e non possedeva nemmeno una completa conoscenza della legge della morte. Non costituiva per Kelemvor una grande minaccia.

«Ah sì…?» l’espressione di Mystra cambiò. Prese una decisione. «Hai mai sentito parlare della leggenda del Serpente degli Incubi?»

«Anche questa fa parte delle tue visioni?» Kelemvor si fece nuovamente silenzioso. «Per te,» disse, «posso fare un’eccezione. Ti aiuterò, anche se il patto che ho stretto con il cerchio degli dei mi vieta di compiere determinate azioni…»

Kelemvor era un dio neutrale. Anche se Leylin non era propriamente un Dio della Morte non poteva entrare così, senza un motivo, nel suo regno. Sarebbe stata considerata una blasfemia, se lo avesse fatto tutti gli altri dei della morte lo avrebbero di certo punito. Era questo il suo destino in quanto dio della morte più potente.

«Non chiedo altro… Mi basta che tu faccia una cosa…» Mystra sfoderò un meraviglioso sorriso e gli rivelò il suo piano.

……………………………………………………….

«I miei fedeli sono tenuti prigionieri da Kelemvor?»

La notizia lo aveva presto raggiunto, lasciandolo perplesso. Era un bel problema. Dopo la morte, i fedeli di solito entravano direttamente nel regno del loro dio. Questo patto non poteva essere violato. Tuttavia, in alcuni casi, potevano esserci degli impedimenti durante il processo. I fedeli più pii avevano una fede abbastanza forte da permettergli di ascendere senza problemi nel regno desiderato, mentre i preti sarebbero diventati potenti spiriti di santità. Le cose funzionavano diversamente per i fedeli comuni, che prima venivano mandati nel Piano Fugace dove dovevano essere giudicati da Kelemvor. I Falsi sarebbero stati saldati sul Muro, i restanti sarebbero stati consegnati agli emissari del loro dio.

Kelemvor si stava servendo del suo contratto con il cerchio degli dei per rendere più forte la sua posizione di dio neutrale. Questo causava a Leylin non pochi problemi considerando che, tra i suoi adulatori, pochi lo veneravano con un fervore tale da permettere loro di ascendere al suo regno.

«Gli emissari gli hanno chiesto perché si stesse comportando così, ma Kelemvor si è limitato a porre una condizione. Prima di liberarli, vuole che tu stesso ti rechi nel Piano Fugace…» il prode spirito gli riferì il messaggio, tremando.

Leylin lo congedò con un cenno della mano e si mise a riflettere. Quella faccenda puzzava di trappola. Sorrise amaramente.

‘Mi stanno mettendo alle strette… mi stanno incalzando senza nemmeno darmi tempo di valutare le mie opzioni…’ Voleva riposare, ma non gli avrebbero concesso questo lusso. Le sue leggi entravano in conflitto con quelle di Kelemvor. I pregiudizi su di lui sarebbero stati difficili da sconfiggere. In più, non aveva amici nelle cerchie degli dei, al contrario, si sarebbero tutti rallegrati di una sua eventuale sconfitta.

‘Grazie al cielo non ho molti fedeli nell’Originario piano materiale… la maggior parte si trova nell’Isola Debanks e le loro anime non devono passare per il Piano Fugace…’

Quel pensiero lo sollevava. Il modo migliore per mandare all’aria i piani dei suoi nemici era non cadere nella loro trappola, altrimenti il risultato sarebbe stato catastrofico.

Ora che era stato messo al corrente delle intenzioni di Kelemvor, che voleva farlo uscire allo scoperto e attirarlo nel Piano Fugace, Leylin si preparava a rintanarsi nel suo regno divino e ad ignorare tutto ciò che accadeva al di fuori di esso. Cosa gli importava se la sua reputazione ne avrebbe risentito? E cosa gli cambiava se anche la sua fede nell’Originale piano materiale fosse giunta ad un punto morto? La maggior parte delle sue attività avveniva all’interno del suo regno divino, non aveva nulla da temere.

E poi, lui proveniva dal Mondo Magus, diventare un dio maggiore non gli sarebbe servito a niente. Più Kelemvor lo considerava una minaccia, più sarebbe stato facile per Leylin occuparsi di lui. Decidere di andare nel Piano Fugace e di confrontarsi con lui in quel momento gli avrebbe causato più problemi che altro, preferiva iniziale una lenta guerriglia.

Doveva prima trovare il modo di sopperire alla carenza di fedeli che la mossa di Kelemvor avrebbe causato. Sapeva bene che la fede proveniente dall’Originale piano materiale sarebbe drasticamente diminuita, e molto presto. I fedeli nei suo regno divino sarebbero presto diventati supplicanti, un processo che lo avrebbe a poco a poco derubato di nuova fede. C’erano certamente diversi vantaggi nel rimanere all’interno del regno, ma la sua fonte primaria di nuova fede sarebbe stata prosciugata!

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